“Lo ricordo come fosse ieri, quando apparve sulla soglia con quel suo passo pesante, seguito dalla carriola che portava il baule. Alto, poderoso, bruno, con un codino incatramato che gli ricadeva sulle spalle di un bisunto abito blu; le mani rugose e ragnate di cicatrici, dalle unghie rotte e orlate di nero; e, attraverso la guancia, il taglio del colpo di sciabola d’un bianco livido e sporco.
Ricordo che guardo’ verso la baia fischiettando fra se’, e poi con la sua vecchia stridula e tremula voce ritmata e arrochita dalle manovre dell’argano, intono’ quell’antica canzone di mare che doveva piu’ tardi cosi’ spesso percuotere i nostri orecchi:
Quindici uomini sulla cassa del morto,
Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum per conforto!
Poi, con un pezzo di bastone simile a una manovella batte’ contro la porta, e come apparve ordino’ bruscamente un bicchiere di rum.”
…
“Era pieno giorno quando mi svegliai e mi trovai a navigare all’estremita’ sud-ovest dell’Isola del Tesoro. Il sole era gia’ levato, ma nascosto alla mia vista dalla mole del Cannocchiale che da questo lato discendeva fin quasi al mare in paurosi scoscendimenti.
Il Capo Issa la Bolina e il monte dell’Albero di Mezzana erano vicini; il monte, nudo e fosco; la punta, turrita di rupi alte quaranta o cinquanta piedi e contornata in basso da grandi blocchi di roccia franata … ”
Quindici uomini sulla cassa del morto,
Yo-ho-ho, e una bottiglia di rum per conforto!